PRESENTAZIONE LIBRO “IL MEDIANO DI MAUTHAUSEN”

Un vero e proprio viaggio attraverso, sport, politica, deportazione, diritti umani e sete di giustizia. La presentazione del libro di Francesco Veltri “Il mediano di Mauthausen” (Edizioni Diarkos) organizzata in diretta streaming dalla Taberna Libraria di Latiano sulla propria pagina facebook in collaborazione con De Vivo Home Design, Summer Time – Animazione & Spettacolo e il Media Partner Idea Radio, e condotta dal giornalista Nico Lorusso in collegamento con l’autore dell’opera e con il Referente della libreria per l’iniziativa  Paolo Legrottaglie, ha permesso di scoprire la storia di un brillante calciatore i cui ideali politici antifascisti hanno comportato l’assegnazione al campo di sterminio di Mauthausen dove troverà la morte. Un’opera letteraria in linea con la recente giornata della memoria che ha proprio convinto tutta la squadra del contenitore culturale latianese.
Francesco Veltri, giornalista 41enne di Cosenza, nel corso dell’evento ha quindi spiegato come è nata l’idea di scrivere sulla vita di Staccione.
Originario di una famiglia operaia di Torino Vittorio Staccione è ancora un bambino quando la sua vita cambia radicalmente, nel 1915 ha 11 anni e sta giocando a pallone insieme ai suoi amici del quartiere quando viene notato da Enrico Bachmann, il mitico capitano granata che gli propone di giocare nella compagine cittadina, della quale, qualche anno più tardi, diventerà una stella vincendo con la maglia del  Torino addirittura un campionato. Giocherà anche nella Cremonese e sarà anche un insostituibile centrocampista della Fiorentina che aiuterà a salire in Serie A, avrà una brillante esperienza anche nel Cosenza Calcio. Come si apprende dal libro però, la militanza politica alternata alla carriera sportiva condizionerà in negativo la sua breve vita. Bistrattato dai fascisti per la sua appartenenza a attività nel partito socialista, lascia il calcio a 31 anni dopo una breve esperienza in terza serie e soprattutto dopo un grave lutto, sua moglie muore di parto ed anche la bambina che portava nel grembo non ce la fa.
La sua fierezza ed i suoi ideali lo portano ad esporsi troppo, sarà ritenuto un sovversivo e deportato a Mauthausen. Dal campo di conentramento, dove gli toccherà persino giocare a calcio con i soldati SS nel corso di partitelle organizzate per divertimento, Staccione non tornerà più in italia. Pagherà con la vita gli ideali politici in cui crede. Nel marzo del 45 morirà per setticemia dovuta a cure mancate per una ferita causata dai pestaggi subiti dai nazisti.